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Santuario dei Santi
Pellegrino e Bianco

      Posta  per il Santuario

Via del Voltone n°2 - 55030 San Pellegrino in Alpe - (Lucca)   Tel. & Fax Canonica: 0583649067

Storia del Santuario

L'Ospizio

Per delinearne la storia bisogna risalire ad epoche lontane, al Medioevo. Il 6 agosto 1110 in Castiglione di Garfagnana il notaio Ugizio rogava un atto col quale si donava alla chiesa di San Pellegrino ed alla casa adibita ad uso di ospizio che le era annessa, alcuni dei suoi beni. Questo è il più antico documento che ci sia rimasto circa San Pellegrino. Perché fu costruito un ospizio sul valico dell'Appennino? In tempi antichissimi una strada, partendo da Lucca risaliva la valle del Serchio fino a Castelnuovo di Garfagnana ed a Pieve Fosciana: prendendo a salire il monte di Chiozza, superava l'Appennino e scendeva in Emilia, attraverso San Pellegrino e Frassinoro. Si trattava di una linea di comunicazione di cui non è facile oggi immaginare la grande importanza, frequentatissima dai viandanti del tempo. Questi non erano mossi soltanto da interessi commerciali, pur rilevanti, ma anche da un caratteristico fenomeno di fede del Medioevo, i pellegrinaggi. I pellegrini ed i viandanti, per la lunghezza dei viaggi, effettuati quasi sempre a piedi, e per mille intuibili ragioni, si trovavano spesso in difficoltà ed erano quindi bisognosi di aiuto. Ecco perciò il fiorire, in moltissimi luoghi, gli ospizi medievale che provvedevano all'assistenza. A San Pellegrino, posto a 1525 m. sul livello del mare, la necessità di aiuto non mancava, specie durante i temibili rigori invernali. Un gruppo di persone mosse da intenti di amore cristiano, qui si riunisce agli inizi del XII secolo. Questi uomini, ed anche donne, vivono in forma comunitaria; si chiamano fra loro con l'evangelico appellativo di fratelli; portano un abito sul quale è ricamato un segno distintivo formato dagli oggetti più caratteristici del pellegrino: il "bordone", un lungo bastone a forma di "T", e la "scarsella", la borsa da viaggio. Col lavoro, col mantenimento di greggi, con le questue che si spingono a chiedere in gran parte della Toscana e della pianura padana, la comunità provvede all' assistenza dei poveri viandanti che transitano in ogni stagione sul valico. Sorge una chiesa, assai più piccola dell'attuale, e nasce un edificio di ricovero. I due stabili sono uniti da un voltone, sotto il quale transita la strada che congiunge la Toscana all'Emilia ed all'Europa settentrionale. L'attività caritativa riscuote un grande successo in mezzo alla popolazione. Molte persone aiutano i fratelli di San Pellegrino con offerte ed anche con donazioni di proprietà. La fama dell'ospizio, diffusa dai pellegrini e dai viandanti, si sparge in regioni lontane. Personaggi celebri della storia entrano nel numero dei benefattori. Durante il Trecento, nonostante le guerre e le pestilenze, la comunità di San Pellegrino resiste alla bufera di sventure, favorita anche dal fatto che si è da tempo sviluppata la devozione al Santo al quale è dedicata la chiesa e l' ospizio, mentre gradualmente diminuisce d'importanza come luogo d'assistenza ai pellegrini in transito sulla via montana.

Le vicende della chiesa e dell’ospizio durante il rinascimento

Nella prima metà del Quattrocento la comunità dei conversi ospitalieri, travolta dai turbinosi eventi dell’epoca, è ormai in completo disfacimento. Nel 1415 diviene rettore di S. Pellegrino il prete Francesco di ser Jacopo dé Nobili. La situazione che si trova ad affrontare è assai grave: edifici di S. Pellegrino semidistrutti, beni occupati da estranei. Toccherà a suo fratello, Leonello dé Nobili, succedutogli nel rettorato nel 1437, il tentativo riuscito di riportare tutto al decoro ed alla funzionalità di un tempo. Si dedica con alacrità alla ricostruzione della chiesa, che viene ampliata nelle dimensioni attuali, e ripristina l'antico edificio dell'ospizio, nel quale seguitano ad essere accolti poveri ed ammalati. Il 10 gennaio 1461 il papa Pio II conferisce a lui ed ai suoi fratelli Cesare e Benedetto, il giuspatronato sulla chiesa e sull'ospizio. A Jacopo de' Nobili dobbiamo il più bell'ornamento che ancora oggi arricchisce la chiesa di San Pellegrino. Esso è costituito da un tempietto marmoreo, formato da un piedistallo quadrato e decorato da specchiature di porfido, sul quale s'innalzano quattro snelle colonne ornate di capitelli; sulla trabeazione avanzano quattro putti reggiscudo. Sotto la copertura era un tempo collocata l'urna sovrastata dal busto del Santo, oggi murata nella parete in fondo alla chiesa, nella quale erano raccolte le reliquie di San Pellegrino. Il monumento è una delle opere più insigni dello scultore lucchese Matteo Civitali, il quale lo cominciò ad edificare verso il 1475 e lo terminò dopo il 1484. In questa epoca raggiunge un grande splendore la festa di San Pellegrino che si celebrava il lo di agosto, insieme ad una rinomatissima fiera per la quale giungevano mercanti da mezza Italia

    LORENZO ANGELINI

    da “IL MUSEO DI SAN PELLEGRINO IN ALPE e l’affresco di Luciano Guarnieri” 1987. Provincia a Comprensorio, numero speciale. Ed. Amministrazione Provinciale di Lucca, Centro Tradizioni Popolari, 1987,.

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