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San Pellegrino in Alpe

Trekking

Le attrezzature per il trekking

Scarponcini con suole scolpite, zaino con spallacci regolabili, torcia elettrica, cappello, pantaloni leggeri lunghi, "pile" medio o maglione, giacca a vento

PERCORSI LUNGHI

La via Bibulca

La via Vandelli

Il sentiero Matilde

La via dei Ducati

La strada del Duca o della Duchessa.

Sentiero Spallanzani

 

 

PERCORSI BREVI

La bassa del saltello

 Il giro del Diavolo

La fonte del santo

Passo Radici

 

La via Bibulca.

Costruita attorno al Mille, era un’importante via di attraversamento fra Modena e la Toscana, ancora utilizzata nel XVI secolo. Il tracciato fu ripreso dal primo progetto della strada ducale nel 1738, abbandonato poi dal Vandelli per il percorso di crinale. La via faceva parte di un itinerario molto più lungo, che collegava Lucca a Canossa. La via Bibulca era così chiamata perché era abbastanza larga da consentire il passaggio di due buoi appaiati, misura eccezionale per quel tempo: una vera superstrada del Medioevo. Il percorso risaliva le valli del Dolo e del Dragone fino al Passo delle Radici, mettendo in comunicazione il Modenese con la Garfagnana. Come le moderne autostrade, era a pagamento: e il pedaggio che si doveva sborsare per percorrerla non doveva essere di poco conto, a giudicare dall’impegno col quale gli abati di Frassinoro, si prodigarono per conservare il loro privilegio di riscossione. La strada conservò quindi grande importanza commerciale fino al Settecento inoltrato.

 

Lunghezza e tempi di percorrenza

 

Il sentiero si snoda per 30 Km dalla località La Piana fino a
S. Pellegrino in Alpe.
• La Piana - Frassinoro: 4 h
• Frassinoro - San Pellegrino in Alpe: 5h.
I tempi sono indicativi e sono stati calcolati senza soste.

 

Classificazione CAI

 

E” (escursionismo).
Il sentiero, per tutta la sua lunghezza, è indicato da segnali
a vernice e tabellato con frecce direzionali metalliche bianco-rosse recanti l’indicazione dei tempi di percorrenza.
Si incontrano, lungo il percorso, fontanine e aree pic-nic;
nei pressi di Serradimigni, un ricovero per viandanti è a disposizione per il ristoro. Il sentiero è percorribile anche in mountain bike;
alcuni tratti sono consigliabili solo a ciclisti esperti.
Dislivello totale: 1.169 m

 

 

La via Vandelli 

E’ la prima strada "moderna" nell’Europa del ‘700: era stata voluta dal Duca di Modena Francesco III per rendere più agevole il percorso Modena - Massa. Prende il nome dall’architetto Vandelli che progettò l’opera, considerata ciclopica in epoca medievale. La recentissima "Nuova Estense" non è altro che una nuova edizione della via Vandelli nel suo tracciato del 1739. Il suo primo percorso era quello della valle del Secchia. A sua volta, la via Vandelli ricalcava in parte la Via Bibulca; storicamente infatti le strade non stanno "ferme", ma sono soggette a un perenne cambiamento in cerca di nuovi percorsi nella stessa "area di strada". La via Vandelli, nel tratto che porta al santuario di San Pellegrino in Alpe, era conosciuta da grandi masse di fedeli che vi si recavano in atto di devozione, facendo alcuni tratti sulle ginocchia.

 

 

Il Sentiero Matilde

Da Gazzano, seguendo la stradina asfaltata, si raggiunge il borgo Le Pere Storte [10’]. La carreggiata prosegue scendendo tra i boschi fino al Rio di Mezzo, che costituisce uno dei pochi passaggi difficoltosi dell’itinerario. Occorre scendere e risalire tra i sassi per riguadagnare la carreggiata, che mantiene ancora il suo aspetto di vecchia mulattiera (era l’antica strada comunale di collegamento tra Fontanaluccia e Le Pere Storte). Guadato il fosso, la mulattiera conduce a Case Farioli [25’], borgata che anticipa di poco Fontanaluccia. Si giunge alla strada provinciale 35 e, attraversata la, si raggiunge la chiesa di Fontanaluccia [15’] per mezzo di un breve ma suggestivo stradello lastricato che sale ripido. Si prosegue oltrepassando il piazzale della chiesa e i campi da tennis: qui la strada finisce ed inizia una carreggiata che avanza tra ampi prati. Quest’ultima, dopo poco, entra nei fitti boschi misti a castagneto e sale tortuosa i pendii, per entrare poi in una radura di vecchi castagneti dove si trova un bell’esempio di metato. La carreggiata, ormai mulattiera, avanza tra i terrazzamenti della raccolta della castagna. Si raggiunge un tratto a castagneto puro [25’] e si devia su un piccolo sentiero, che raggiunge in breve un’altra mulattiera acciottolata. Questa sale abbastanza ripidamente deviando a sinistra su un sentiero stretto, che conduce sui contrafforti del Monte Roncadello e attraversa il Rio Grande del Fossore, fino a un’abetaia artificiale. Il sentiero si immette poi in una larga carreggiata che si segue svoltando a destra [25’]; percorsi cento metri si devia a sinistra iniziando a salire sulla sommità del Monte Roncadello. Si scende lungo un sentiero stretto fino al nucleo abitato di Roncadello [25’] dove il percorso entra nel Parco del Frignano. Raggiunta e oltrepassata la strada comunale, il sentiero sale fino alla sommità del monte, tra boschi di faggio, per poi scendere sulla mulattiera che conduce al Colle del Morto [40’]. Qui il percorso incrocia sia la strada che collega Piandelagotti a San Geminiano, sia il sentiero Via Bibulca (che da questo punto fino a S. Geminiano, coincide con in Sentiero Matilde). L’itinerario avanza ignorando la strada, che incrocia alcune volte, per poi deviare in prossimità del rifugio Prati Fiorentini, presso il centro per lo sci di fondo [20’]. Tenendo la sinistra, la mulattiera sale, raggiungendo l’altopiano [15’]: lateralmente alla strada che finisce sorge, in zona appartata e tranquilla, la chiesetta di San Geminiano. Oltrepassata la chiesetta si tiene la destra, proseguendo sulla larga ghiaiata che prosegue in direzione del Passo delle Forbici e del Monte Giovarello. Dopo cento metri si devia a sinistra, salendo verso il Passo delle Radici. Si cammina sulla carreggiata circondata dagli ultimi faggeti per raggiungere [30’] il passo delle Radici. A questo punto, attraversata la statale si passa oltre l’albergo, seguendo per alcuni metri la strada asfaltata che conduce a San Pellegrino. Si riprende sulla destra il sentiero, situato al fianco dello ski-lift, si aggirano i contrafforti del monte e si arriva dopo un tratto molto panoramico sulle valli toscane, a San Pellegrino in Alpe [1 h] (quest’ultimo tratto è comune con la Via Bibulca e il sentiero Spallanzani).

 

Lunghezza e tempi di percorrenza

 

Gazzano [m. 744] - S. Pellegrino in Alpe [m. 1529]
Tempo di percorrenza complessivo: 4h 50 m.
Gazzano - Fontanaluccia [m. 870]: 50 m., Fontanaluccia - Passo delle Radici [m. 1527]: 3 h, Passo delle Radici - San Pellegrino in Alpe: 1 h.
 

 

 

 

La Via dei Ducati

ll trekking propone  in buona parte  il tracciato storico della via Vandelli, ma se ne discosta  laddove la strada è attualmente asfaltata. Non  vuole essere una ricostruzione  filologica  piuttosto un'efficace proposta escursionistica basata su un percorso - la Modena-Massa - camminando dalla Pianura Padana al Mar Tirreno attraverso l'Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi Apuane.

 

Per esperti di trekking - sette tappe in sette giorni

 

L'itinerario inizia nella montagna modenese da Serramazzoni

 

tappa:

Serramazzoni, Pavullo

tappa:

Pavullo, La Santona

tappa:

 La Santona, Lago Santo 

tappa:

Lago Santo, San Pellegrino in Alpe  

tappa:

San Pellegrino in Alpe, Castelnuovo di Garfagnana  

tappa:

Castelnuovo di Garfagnana,Vagli di Sotto   

tappa:

Vagli di Sotto, Resceto

 

Arrivo A Massa

 

Descrizione della 4° Tappa

Lago Santo, San Pellegrino in Alpe  

 

La tappa più selvaggia del trekking si svolge interamente  a cavallo del crinale  di spartiacque tosco-emiliano senza toccare asfalto e senza incontrare nuclei abitati. L'itinerario non si mantiene sul crinale  ma segue i tratti  più docili dei due versanti, lungo i sentieri e le praterie di altura. Da qui lo sguardo spazia su sconfinati panorami di grande bellezza  delle valli toscane e della pianura emiliana e se il cielo è terso  fino al mare e alle Alpi.

 

Lunghezza e tempi di percorrenza

 

Lunghezza 16 Km

Dislivello 756

tempo di percorrenza  4 ore

 

Descrizione della 5° Tappa

San Pellegrino in Alpe, Castelnuovo di Garfagnana

 

La tappa è quasi tutta in discesa si lascia l'Appennino emiliano per scendere le valli toscane. La strada ducale porta nella conca garfagnina. Si parte da San Pellegrino  entrando nel portico "Voltone" che delimita l'entrata dell'antico ospizio subito a sinistra si trova il Santuario e a destra il Museo  dell'arte contadina; si scende verso le valli del torrente Castiglione attraverso prima le faggete e poi i castagneti. In Fondovalle si entra a Valbona e successivamente a Castiglione di Garfagnana si prosegue per Pieve Foscana e Castelnuovo di Garfagnana lungo il sentiero n° 50.

 

Lunghezza e tempi di percorrenza

 

Lunghezza: 14,5 Km 

Dislivello: 1.434 m.

tempo di percorrenza: 5 ore

 

La strada del Duca o della Duchessa.

Collega Faidello (MO) con Tereglio (LU), quindi con la Garfagnana. Nel 1819 Maria Luisa di Borbone e Francesco IV, duca di Modena, si accordarono per collegare tra loro gli stati di Lucca e Modena senza passare sul territorio del Granducato toscano. I lavori vennero terminati in pochi anni (1824) ma la manutenzione estremamente onerosa e la concorrenza di percorsi migliori fecero sì che la "via della Duchessa" venisse in poco tempo abbandonata. La leggenda narra che la costruzione di questa strada fu l’occasione per il primo ma anche l’ultimo incontro fra i due sovrani promessi sposi. Infatti la duchessa avendo scoperto solo in quella circostanza che il duca aveva i capelli bianchi, si dice abbia esclamato: "Ai monti nevica". E il duca, oltremodo indispettito, le avrebbe così risposto : "Se ai monti nevica, è bene che le vacche tornino al piano".

 

Il sentiero Spallanzani

Il sentiero Spallanzani, dedicato allo scienziato Lazzaro Spallanzani, attraversa tutte le fasce vegetazionali dell'Appennino reggiano (collinare, montana, culminale), da Scandiano fino a San Pellegrino in Alpe, sul crinale reggiano. Il sentiero, è contrassegnato, oltre che dai segni bianchi e rossi del CAI da un simbolo a farfalla e dalla sigla SSP. Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, è praticabile anche da escursionisti non esperti e si presta bene al trekking a cavallo. Il sentiero, lungo 115 km, viene generalmente percorso a tappe, perlopiù sette, per un totale di circa 35 h di cammino.

 

La Bassa del Saltello

Si trova a 4 km dal Passo delle Radici (sulla strada da S. Anna Pelago, via G.E.A., nel comune di Pieve Pelago, in provincia di Modena). Il sentiero che porta alla Bassa del Saltello e poi al Giro del Diavolo è in mezzo a un’immensa faggeta.
Tra cespugli di mirtillo, genziane e non-ti-scordar-di-me, si trova qualche abete "intruso" : si tratta di piante non autoctone, piantate per il rimboschimento. Un’operatrice ecologica del posto ci ha raccontato che la faggeta è visitata dai bracconieri, che rubano i nidi di tordo con dentro le uova, per poi rivenderli a un milione, un milione e mezzo durante la stagione di caccia: i piccoli tordi vengono tenuti a lungo al buio e poi vengono utilizzati dai cacciatori per richiamo.

 

 

 www.itinerariitaliani.com

 

Giro del Diavolo

In vista di San Pellegrino, si trova una località detta Giro del diavolo: la leggenda racconta che il diavolo, irritato dalla resistenza del santo alle tentazioni, lo schiaffeggiasse facendolo ruotare tre volte su se stesso. Si vedono cumuli di sassi, che venivano portati lì dai pellegrini sulle spalle per espiare i loro peccati: più grave era il peccato, più pesante il sasso. I pellegrini, a un certo punto del cammino, si caricavano di una pietra e la portavano in spalla fino al luogo della tentazione, lo percorrevano in tondo 3 volte, e poi ve lo lasciavano cadere.

 

 

Passo delle Radici

Punto di confine tra Lucca (Toscana) e Modena (Emilia) a m. 1520. Presso il Passo delle Radici nasce il torrente Dragone: il nome è dovuto al rumore fragoroso delle acque, associato dalla fantasia popolare a un animale mostruoso, uno di quelli che popolavano la Selva Romanesca. Oltre la Foce delle Radici c’è una zona chiamata "imbrancamento": era il punto in cui i pastori portavano le loro greggi, convogliandole in un unico "branco".

 

 

la Via delle Radici

E' la più moderna, la più praticabile, quella che ha reso "vecchie" tutte le altre.

 

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